Redeemer - recensione
Il panorama videoludico può contare su un numero decisamente nutrito di protagonisti violenti e arrabbiati. A Kratos sono girati talmente tanto che ha deciso di andare a sterminare personalmente buona parte del pantheon delle divinità greche e qualche titano. Asura invece, dopo il suo esilio, è tornato così pieno di odio da abbattere a suon di pugni qualsiasi cosa gli si parasse davanti, semidei e meteoriti inclusi. Vasily, protagonista di Redeemer, entra di diritto a far parte del club di quelli "talmente arrabbiati da spaccare tutto"; chissà se riuscirà il a placare la sua sete di sangue?
La storia del protagonista non brilla certo per originalità, anzi, è un mero pretesto per permettergli di frantumare le ossa a tutti quelli che incontra. Il suo torbido passato è costellato di azioni ignominiose, omicidi e violenze di ogni tipo per conto di una bieca corporazione militare. Giunto al punto di non ritorno Vasily decide di dare un taglio alla sua vita da mercenario e di nascondersi in un monastero sperduto tra le montagne. I suo vecchi datori di lavoro però sono gente che non dimentica, e dopo vent'anni di relativa tranquillità il passato torna a bussare alla porta... con il fucile spianato.
Così comincia l'avventura, il tempio è invaso dai militari e le stanze sono lorde del sangue dei monaci che hanno così ingenuamente accolto Vasily tra loro. Ovviamente l'ex mercenario non la prende affatto bene e non perde tempo prima di cominciare la sua opera di "redenzione". Vasily è un energumeno russo dal cranio rasato e la folta barba, una sorta di via di mezzo tra Kratos e Karazim a cui piace anche darsi da fare con le armi da fuoco.
