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“Lavorare in Rockstar era come avere una pistola puntata alla tempia”. Il botta e risposta

Dan Houser, cofondatore di Rockstar Games, ha sollevato un vero e proprio vespaio, dichiarando come in Rockstar Games si arrivi a lavorare anche cento ore settimanali. La precisazione è arrivata poco dopo, però, facendo presente come il discorso si riferisse a una stretta cerchia di collaboratori posizionati in cima alla scala gerarchica. Leggi anche: coloro che dirigono la baracca e hanno le maggiori responsabilità (senior writer, alcuni veterani e pochi altri, e comunque solo per le settimane antecedenti l'uscita di Red Dead Redemption 2).



Il redattore di Kotaku, Jason Schreier, ha dichiarato di essere al lavoro su un articolo dedicato proprio alle situazioni lavorative in quel di Rockstar, chiedendo a chiunque volesse di raccontare la propria esperienza. Job Stauffer, ex-Rockstar Games e Telltale Games e cofondatore di Orpheus Self-Care Entertainment, si è fatto avanti, e le sue parole sono state di fuoco (la descrizione è comunque relativa ad anni e anni fa, dunque le cose potrebbero essere cambiate):



Sono passati quasi dieci anni da quando ho lasciato Rockstar ma posso assicurarti che durante il periodo di GTA IV era come lavorare con una pistola puntata alla tempia per sette giorni a settimana. Siate presenti anche al sabato o alla domenica nel caso in cui dovessero entrare Sam o Dan Houser perché vogliono vedere tutti lavorare sodo quanto loro.



C'è stato un caso nel 2008 o nel 2009 in cui ebbi effettivamente l'influenza. Avevo bisogno di un giorno libero. Mi diedero del Tamiflu, ebbi una reazione allergica, twittai una foto e poi ricevetti un reclamo per non essere andato a lavoro e “aver invece bighellonato su Twitter”. Tutto vero e decisamente folle.



Di seguito trovate i tweet ufficiali, ma continuate la lettura anche in seguito.



It's been nearly a decade since I parted from Rockstar, but I can assure you that during the GTA IV era, it was like working with a gun to your head 7 days a week. "Be here Saturday & Sunday too, just in case Sam or Dan come in, they want to see everyone working as hard as them." https://t.co/TaQS5LnaAa

— Job J Stauffer (@jobjstauffer) October 16, 2018

There was an instance in 08 or 09 when I legitimately had THE FLU. Needed a day off. Went to Drx, got an Rx for Tamiflu, had an allergic reaction, tweeted a photo, then got put on notice for not coming in to work and 'fooling around on twitter' instead. True story. Fucking crazy. https://t.co/TaQS5LnaAa

— Job J Stauffer (@jobjstauffer) October 16, 2018

Vivianne Langdon è una tool programmer di Rockstar Games San Diego e ha deciso di parlare della propria esperienza lavorativa su Twitter:



Sono una tool programmer di Rockstar Games in San Diego e lavoro in Rockstar da tre anni e mezzo. Generalmente non parlo di lavoro ma voglio proporvi una breve prospettiva personale sui recenti articoli che hanno supposto che Rockstar forzi i propri impiegati a lavorare per cento ore alla settimana. Rockstar ha dato il permesso di parlare francamente di questa questione sui social media. Voglio sottolineare che questa è la mia personalissima opinione e che non vengo compensata in alcun modo ma faccio tutto volontariamente.



Non ho mai lavorato per credo più di cinquanta ore a settimana (e le cinquanta ore sono già una cosa rara) ma generalmente faccio circa 2-6 ore di straordinari pagati a settimana e inoltre mi è stato chiesto di lavorare nei week-end solo una o due volte in questi anni.



I pochi casi in cui faccio degli straordinari lo faccio generalmente perché non voglio fermarmi fino a quando non risolvo alcuni problemi o alcune questioni delicate. Non è il risultato di qualcuno che mi forza per rimanere fino a tardi o che impone deadline impossibili ma piuttosto la mia personale volontà in quanto programmatore. Tra parentesi tutti in Rockstar sono sempre stati incredibilmente gentili e di supporto mentre continuo il mio personalissimo viaggio. Mi sono sempre sentita ascoltata, appagata e rispettata dal team.



Personalmente non sento di lavorare eccessivamente o di essere maltrattata. Detto questo non voglio sminuire la storia che altri potrebbero raccontare e non desidero di certo affermare che questa industria sia perfetta. Il mio obiettivo è solo quello di condividere la mia personale esperienza in Rockstar. Questo progetto (Red Dead Redemption 2) ha rappresentato ovviamente molto lavoro per tutti. Sono estremamente orgogliosa del lavoro che io e gli altri abbiamo svolto e incredibilmente eccitata in vista del lancio del gioco.



R* has granted permission for us to speak frankly about this issue on social media. I want to stress that this is is my uncurated personal opinion, I am not being compensated for this post in any way and am making it voluntarily. I'm only going to speak to my personal experience.

— Vivianne Langdon Exists

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(@viiviicat) October 18, 2018

La verità dove sta? Difficile a dirsi. Probabilmente nel mezzo. Fatto sta che Rockstar Lincoln, uno studio affiliato a Rockstar Games che ha gestito gran parte dei test qualitativi per Red Dead Redemption 2, ha rinunciato all'approccio lavorativo che molti dipendenti dichiarano di aver interpretato come straordinari obbligatori. Sarà un caso?

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28 ottobre 2018 alle 21:10

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Mi stupirebbe il contrario visti i risultati ... poi ognuno può scegliere se adattarsi all'ambiente o cercarsi un altro lavoro part time statale (se lo trova) rotfl