Il CEO di Riot Games parla dello scandalo mediatico che ha travolto Blizzard Entertainment
Se seguite assiduamente le vicende legate all'industria videoludica, avrete sicuramente sentito parlare dell'incredibile scandalo mediatico che ha investito Blizzard Entertainment nel corso delle ultime settimane. Tutto ha avuto inizio quando uno dei partecipanti al torneo Grandmaster di Hearthstone (uno dei più importanti e seguiti dal grande pubblico), il pro-player Chung "Blitzchung" Ng Wai, è stato rimosso dalla competizione a causa del suo esplicito supporto alle proteste che stanno avendo luogo proprio in questi giorni ad Hong Kong.
Per chi non lo sapesse, il ragazzo, originario della capitale cinese, ha voluto esprimere la propria solidarietà ai manifestanti che nelle scorse settimane hanno invaso le strade di Hong Kong chiedendo le immediate dimissioni del Capo Esecutivo della regione. Le proteste, dapprima assolutamente pacifiche, sono tuttavia degenerate e si rincorrono notizie di repressioni violente da parte del governo cinese e della polizia. Blitzchung, durante uno dei suoi stream in diretta, si è schierato apertamente dalla parte dei dimostranti ed è stato oggetto della squalifica da parte di Blizzard che lo ha estromesso dal torneo, gli ha revocato tutti i premi in denaro e gli impedirà di partecipare ai tornei per un intero anno.
Questa netta presa di posizione da parte del colosso statunitense è stata spiegata con un articolo del regolamento ufficiale della competizione che vieta di parlare di tematiche delicate come possono essere quelle politiche o religiose durante gli streaming legati ai tornei ufficiali di Blizzard ma non ha evitato che l'azienda venisse travolta da un'ondata di sdegno da parte della nutrita community di videogiocatori sul web.
