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Ashina: The Red Witch – Recensione speedrun

Se la monotonia vi attanaglia, potreste sviluppare una certa empatia per Ashina: The Red Witch, la protagonista della recensione speedrun odierna. La ragazza che dà il nome all'avventura di Stranga Games e Ratalaika Games vorrebbe infatti un cambio di rotta nella propria vita, non aspettandosi certo che questo avrebbe comportato una svolta… Spiritica.



Un auto invito a Spiritolandia



Ashina, o per meglio dire Ash, è una ragazza ordinaria che cerca di tirare avanti con un lavoretto arrangiato dopo un altro, tanto per lei quanto per sua sorella Tena, unico membro della famiglia che le rimane. Persa la madre a una giovane età, in qualità di sorella maggiore la nostra si fa carico di tutte le responsabilità.



La normale quotidianità s'interrompe quando uno spiritello trovato di fronte alla TV durante la notte scappa poiché accusato dalla ragazza di avere rubato il medaglione del genitore; nell'inseguirlo però, Ash varca in maniera inconsapevole l'ingresso di una realtà distaccata rispetto alla sua, il mondo dei fantasmi.



Fantasmi che, dopo la vita terrena, si sono a quanto pare sistemati in una cittadina dai lineamenti architettonici orientali. Il teatro principale di Ashina: The Red Witch è un paese concentrato fra le sue scalinate, condensandovi un ristorante di pesce e sushi oltre alle casupole tutte esplorabili; qui s'inseriscono alcuni personaggi secondari bisognosi di un favore o un altro, andando però a dividere il comparto narrativo tra storie curiose e altre poco curate.



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Un'avventura di altri tempi



Il gameplay di Ashina: The Red Witch offre ben poca varietà di situazioni, limitando i giocatori all'esplorazione delle sue aree e al completamento di missione in missione; se non per qualche trovata che lascia giusto un sorriso sul volto, queste reiterano una struttura elementare quanto tediosa, sballottando Ash da una casa a un locale e viceversa per consegnare ora un oggetto, ora un messaggio a uno specifico personaggio.



Il solista di Stranga Games ha confezionato un'avventura che incuriosisce per la sua trama principale, ma la quale si perde in brevissimo tempo nel suo incedere compassato e rigido nella struttura ludica. I rari enigmi sparsi per la mappa, inoltre, possono risolversi con poche interazioni degli oggetti interessati.



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Pixel art spiritica



Con un pizzico di Undertale e una buona dose di personalità, la pixel art di Ashina e del suo mondo va in sinergia con l'atmosfera spiritica del gioco tutto. La palette dedita ai colori freddi, dai neri alle sfumature di blu, passando per il rosso delle lanterne e degli interni, comunica un senso di sufficiente inquietudine smorzata giusto dal tono scanzonato dei personaggi coinvolti.



Molto sotto tono è invece il comparto sonoro, che in vari frangenti si dissolve in un silenzio totale: ipotizzando anche che si tratti di un'idea precisa per aumentare le emozioni di un mondo popolato da spiriti, la sua realizzazione mal dislocata non convince mai il giocatore di ciò che stia accadendo.



Trofeisticamente parlando: è un gioco firmato Ratalaika Games?



Rispetto per esempio a uno dei tanti giochi a un prezzo budget di cui il nostro Andrea vi ha parlato nelle varie liste, Ashina: The Red Witch chiede d'interagire con i vari oggetti dislocati per la mappa e in generale di scoprirla a fondo per collezionare i 36 trofei di bronzo, i 2 d'argento e i 5 d'oro per arrivare all'agognato Platino. Sul nostro forum PlayStation Bit potete trovare l'elenco completo dei trofei.




L'articolo Ashina: The Red Witch – Recensione speedrun proviene da PlayStationBit 5.0.

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9 settembre 2023 alle 17:00