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Curse Round – Recensione Speedrun

Nel vasto panorama indie, Curse Rounds prova a farsi notare con un'idea tanto semplice quanto diabolica: affrontare round a ondate sempre più difficili scegliendo, all'inizio di ogni stage, una maledizione che complica la vita al giocatore. Sviluppato da Tentacles Interactive e pubblicato su console da QUByte Interactive, il titolo ha debuttato su PC a febbraio 2025, per poi approdare su console, di seguito la nostra recensione sulla versione per PlayStation 5.



Un televisore rotto e tentacoli pronti ad accoglierti



La storia, se così si può definire, viene accennata in poche vignette iniziali. Il protagonista si trova davanti a un televisore che smette improvvisamente di funzionare, costringendolo a salire in soffitta. Qui, tra ombre e mistero, viene catturato da tentacoli che lo trascinano altrove. Nessun approfondimento, nessun contesto: la trama serve solo da pretesto per lanciare subito il giocatore nel cuore dell'azione.



Maledizioni, caos e lavatrici magiche: la sopravvivenza secondo Curse Rounds



Il cuore pulsante di Curse Rounds è il suo gameplay, un'arena shooter immediato e senza fronzoli. L'obiettivo è sopravvivere ai nemici che riempiono lo schermo, affrontando una progressione divisa in circa 18 stage. La particolarità del gioco sta proprio nelle maledizioni: a ogni nuovo stage bisogna sceglierne una, tra malus che possono cambiare radicalmente la run. Schermo che trema a ogni colpo, nemici che si sdoppiano al primo impatto, avversari che risorgono poco prima di cadere definitivamente: queste penalità rendono ogni partita diversa e costringono a trovare strategie di adattamento.



Il sistema di controllo è semplice e immediato: due tasti, uno per sparare e uno per schivare, più l'uso dell'analogico per muoversi. L'arena non è popolata solo da nemici, ma anche da trappole ed esplosivi che rendono l'azione più caotica, i nemici che sconfiggiamo inoltre hanno una chance di droppare un “pick up” ovvero un modificatore temporaneo che può dividersi tra armi particolari, scudi o un aumento di cadenza di fuoco. Alla fine di ogni round, una lavatrice ricompensa il giocatore con potenziamenti che spaziano dall'aumento della velocità di movimento a quello dell'attacco.



Ogni tre stage si incontra un boss, sempre accompagnato da nemici minori. Non sono particolarmente complessi né memorabili a livello di design, ma offrono un po' di varietà. Degna di nota è l'idea simpatica delle “trasformazioni post-mortem”: alcuni avversari, una volta eliminati, rilasciano piccole animazioni buffe, come un coccodrillo che diventa una valigetta o un elefantino che si trasforma in un palloncino.



La difficoltà generale non è proibitiva, ma la fortuna (o meglio, la sfortuna) legata alle maledizioni può complicare le cose più del previsto.



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Stile retrò essenziale, tra pulizia e poca personalità



Dal punto di vista visivo, Curse Rounds adotta uno stile minimale, quasi disegnato a mano. Pulito e leggibile, ma senza picchi qualitativi che lo rendano memorabile. Il confronto con titoli come The Binding of Isaac mette in evidenza una cura inferiore per dettagli ed estetica, pur restando funzionale. Anche i boss non brillano per design, ma l'atmosfera complessiva rimane coerente.



Per quanto riguarda l'impatto sonoro, il gioco non si distingue per un audio memorabile: sentiremo per lo più i colpi della nostra arma e qualche attacco nemico più che la musica in sottofondo.



Un Platino che si conquista in mezz'ora



Il trofeo di Platino è probabilmente uno dei più rapidi da ottenere tra i dungeon crowler indie. Completare il gioco eliminando tutti i boss richiede circa 30 minuti in una run ben riuscita, e non ci sono requisiti particolarmente complessi. La difficoltà risiede più nella gestione delle maledizioni che in una reale sfida di abilità. In sostanza, un Platino accessibile e immediato, che non richiederà grandi investimenti di tempo.




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27 ottobre alle 09:10