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Akio

ha scritto una recensione su Metal Gear Rising: Revengeance

Cover Metal Gear Rising: Revengeance per PC

Uno dei miei giochi preferiti di sempre

Ed eccomi qui, ho superato il traguardo di questa tremenda maratona di tutti i Metal Gear mainline. Maratona iniziata a Gennaio, circa, e finita adesso, 2 mesi e mezzo dopo.

Ce ne sarebbero tante da dire, ma penso che la più giusta riguardi la mia scelta di tenere Rising per ultimo. Nonostante sia cronologicamente uscito prima di MgsV ho comunque preferito tenerlo per ultimo perché è quello localizzato più in avanti nel tempo.

E niente, questo gioco è probabilmente il mio preferito della serie insieme a Mgs4. Rappresenta una vecchia platinum games e conserva un core gameplay intramontabile, una ost fuori dal comune e una narrativa leggera, ma pregna di carisma.

Reputo Rising un mainline perché sì, mi sembra giusto così.

Chissà se ci sarà mai un seguito. Ormai sono anni che lo rigioco.

Akio
Cover Metal Gear Solid V: The Phantom Pain per Xbox One

V has come to.

60 ore.
Dopo 60 ore di missioni su missioni alternate a missioni su altre missioni e qualche cutscene estremamente ben fatta, finalmente posso dirlo: ho finito MGSV.

Ci tornerò mai? Non credo. È un gioco strabiliante, molto aperto alla player expression e molto, tantissimo divertente se giocato così, alla buona.
Ma se si cerca una narrativa massiccia o situazioni lineari come nei vecchi MGS questo non è il gioco giusto. Ed è un grandissimo peccato, soprattutto dopo il fantastico prologo che è riuscito a incutere timore e paura come pochi altri giochi.

La narrativa di MgsV è anche raccontata molto bene. Il problema è che tra un momento saliente e un altro si intervallano ore di gameplay nella mia esperienza piuttosto vuote, prima piene di Headshot e avamposti catturati a suon di tranquillanti, dopo costellate di CQC e granate fumogene per fultonare tutto il fultonabile.

MgsV è superficialmente costruito come Peace Walker, ma giocarlo come il suo predecessore gli fa presto scoprire il fianco. V è 100 volte più ripetitivo di PW. Punto. Non ci sono se e non ci sono ma. 157 missioni secondarie sono giuste per un gioco simile, ma lo sarebbero ancor di più se non arrivassero a ripetersi anche 15 volte.

L'estetica di The Phantom Pain si mantiene sulla stessa linea di Ground Zeroes con tecnologie assolutamente impossibili all'epoca e una cura degli ambienti davvero certosina, figlia di un lavoro attento da parte della vecchia KojiPro.
Detto ciò, resta però oggettivo il fatto che le mappe giocabili siano solo 2. 3 se si conta la Mother Base, che cresce in base a ciò che costruiamo noi con soldi, soldati e risorse recuperati. Le mappe sono davvero poche e piuttosto astruse da esplorare, quindi anche solo 4 km di viaggio sembrano un viaggio mastodontico.

In conclusione, MGSV è una magnum opus che purtroppo ha mancato il centro a causa di Konami. È comunque divertente da morire, ma lo reputo il più diverso, scarno e sconclusionato della serie. Finirlo è stata una fatica, ma le emozioni trasmesse restano vive e forti. Per questo motivo non lo reputo affatto un brutto gioco, ma piuttosto un titolo profondamente monco, privo di tutti quei piccoli accorgimenti che contraddistinguono i giochi più vecchi della serie. Superficialmente è tutto al suo posto, ma in profondità mancano molte cose.

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