Dopo un 2024 abbastanza amaro, posso dire di aver concluso un 2025 davvero di spessore. Ho diviso l'attenzione tra recuperi importanti e più D1. Avrei voluto fare di più, ma quest'anno sono entrato nel vivo dei lavori di ristrutturazione della mia prima casa e quindi il tempo è quello che è e lo sarà ancora per qualche mese. Grandi mancanze? Sicuramente il gaming su Switch e soprattutto su PC, mi sono ripromesso di sfruttarlo un po' di più nel 2026.
La bontà di quest'anno è tale che in un primo momento ho scartato l'idea di una flop/top per evitare di lasciare indietro titoli dei quali avrei voluto parlare. In tal senso forse potrei pensare di riprendere a scrivere recensioni nel 2026, ma come dicevo sopra il tempo non è molto. Come sempre, lista in (quasi) disordine e, tranne per i GaaS, ho incluso solo titoli completati al 100% (rimangono fuori una lunga serie di titoletti che magari ho provato e non ho mai finito del tutto, vedi una miriade di roguelike etc.)
TOP 10 2025
1. Citizen Sleeper 2: L'anno scorso il primo mi aveva completamente distrutto, entrambi i Citizen Sleeper sono i picchi assoluti di scrittura anche attraverso altri media, io non credevo fosse possibile piangere di gioia grazie alla scrittura. CS2 è ... diverso dal primo capitolo, da un lato so che per alcuni può sembrare ovvio, per altri meno perché nell'ambito videoludico si considerano sempre i sequel come una sorta di promessa di un miglioramento (non comincio a parlare sul termine "miglioramento", semplicemente trovo abietto che, specialmente per i videogiochi, la nostra abilità di valutazione sia sempre incentrata sull'inquadrarli in una scala valoriale molto relativa e "matematica", torneremo dopo sull'argomento). CS2 cambia tanto le carte in tavola, propone una struttura molto più "aperta" in tutte le componenti e si concentra anche sui contratti. Ecco CS2 mi ha sì commosso allo stesso modo del primo, ma grazie ai contratti mi ha fatto provare momenti di tensione mai provati prima in un gioco. Credo che mi porterò questi due giochi nel cuore per sempre.
2. Prince of Persia The Lost Crown + Mask of Darkness: Nelle mie top non seguo un ordine preciso, ma se devo individuare una top 3, The Lost Crown ci rientra senza problemi. Credo sia impossibile trovare un difetto a questo gioco, anche dopo la valanga di metroidvania usciti negli anni The Lost Crown riesce a spingere ancora in avanti la formula, da una parte con tanto, ottimo QoL (la possibilità di "fotografare" i dettagli utili andrebbe messa di default ovunque), dall'altra con un gameplay semplicemente sublime: ci sono pochi giochi che possono contare enigmi ambientali così sagaci, platforming ragionato e combattimenti così soddisfacenti per tutti i sensi coinvolti, tutti nello stesso titolo. Mask of Darkness spinge tutte questi elementi all'ennesima potenza, a un prezzo ridicolo avete la ciliegina su una torta indimenticabile.
3. Dragon Age: The Veilguard: Mentre giocavo DATV mi sono sentito una merda per non averlo preso al D1. Sono un grandissimo fan di DA da Origins, ho un piano della libreria occupato solo da tutto ciò che la serie ha scaturito negli anni. Ho passato i mesi prima dell'uscita con il culo stretto, sempre più convinto che sarebbe uscito fuori un mezzo disastro nonostante i post dei dev mi parlassero di tutt'altro. Ho amato Veilguard, non posso dire che il gioco sia perfetto, ma è impressionante cosa ha fatto il team in così poco tempo e sono dispiaciuto per come il gioco sia stato (ingiustamente) ricevuto. The Veilguard può non essere un "buon" DA (d'altronde in una serie che ha cambiato pelle tre volte prima di quest'ultima, come si classifica un buon DA?) ma è un action RPG davvero solido dal punto di vista delle meccaniche. Il finale a mio avviso vale il prezzo del biglietto, anche per merito di un cast di spessore. Purtroppo, chi ha voluto giocarlo lo ha fatto, ma so che chi lo ha fatto nella maggior parte dei casi lo ha apprezzato quanto l'ho fatto io.
4. Elden Ring Nightreign + The Forsaken Hollows: Ero entusiasta all'annuncio? No. Ho prenotato il gioco per completismo? Sì. L'ho iniziato al D1 perché avevo paura che sarebbe morto nei primi mesi? Certamente. Non mi ci sono più staccato nelle settimane a venire? Strano a dirsi ma sì. Non sono il primo fan dei giochi multiplayer, sono rimasto stupito dall'entusiasmo che ho avuto e ho ancora per questo gioco. Non sono la persona giusta per parlare in modo tecnico e approfondito dei pregi di Nightreign. In generale si guarda a questo titolo come un prodotto cheap, fatto con pezzi di tutti gli altri giochi From Software assemblati attorno a una vaga struttura multiplayer. In realtà credo si possa dimostrare la cura che FS ha messo non solo attorno al loop di gioco, che funziona ed è molto più complesso di quanto si creda, ma anche attorno ai "ricicli", principalmente di boss. I ricicli sono palesi, anzi nel marketing del gioco sono quasi usati come selling point in qualche modo, ricordiamoci lo scalpore generato dalla presenza del Centipede Demon in uno dei primi trailer. Prendiamo per l'appunto il Centipede Demon come esempio: come altri boss di ritorno, il movest è stato aggiornato ed esteso e soprattutto nell'economia di gioco di Nightreign, dove si gioca in squadra, tanti boss richiedono che i componenti del gruppo si concentrino e facciano ognuno la propria parte. Questo è ancora più evidente con i boss principali del gioco, uno più spettacolare del successivo. Un altro aspetto sottovalutato sono le varie "classi" disponibili, tutte molto differenziate, tutte al centro di ottime sinergie in squadra, tutte davvero divertenti da scoprire e giocare, anche per via delle possibilità di gameplay uniche che ciascuna offre: vedi il rampino del Wylder, la stance per il parry dell'Executor, la possibilità di giocare da arciere con Ironeye e così via. Ciascuna poi legata a una propria quest, è come giocare in prima persona le storie degli npc di Elden Ring. In generale credo sia anche sottovalutato come il gioco sia distribuito e supportato: lanciato a prezzo budget, zero microtransazioni nonostante lo spazio ci sia (e invece le skin sono sbloccabili esclusivamente in game), con un buon supporto post-lancio (con gli Everdark Sovereign, la modalità Deep of Night, la possibilità di giocare a due) e infine un DLC assai corposo (due nuovi boss, una nuova mappa, due nuove classi e altro ancora): credo sia abbastanza difficile trovare un precedente simile nelle ultime due generazioni. Come sempre se volete buttarvi ma avete sentito parlare male dell'oboarding (che infatti è praticamente assente), sono disponibile per fare da sherpa.
5. Half Life: Per un sacco di tempo ho avuto paura a iniziare la serie di Half Life, avevo paura di giocare e rimanere in qualche modo indifferente a una serie così tanto osannata. Half Life tiene assolutamente botta anche a decenni di distanza, paradossalmente fa ancora oggi scuola o forse ci si dimentica un po' la lezione degli FPS di una volta, in primis il fatto di poter raccontare, di mostrare tutto senza mai staccare dalla visuale in prima persona per lasciare il posto a una cutscene. Magari una volta era fare di necessità virtù, ma tornare oggi a questo gioco ha un che di rinfrescante. Detto questo, non tutti i livelli di HL mi hanno trovato entusiasta.
6. Mafia The Old Country: A conti fatti il gioco che più aspettavo di questo 2026 e posso dire che ha superato la prova dell'hype. Siamo di fronte a un gioco oggettivamente indietro dal punto di vista del gameplay, MTOC non solo non reinventa la ruota ma torna indietro di qualche generazione. La grande forza del gioco è la forza stessa della serie Mafia e di Hangar 13, la narrazione. Credo ci siano grandi penne in questo studio, la storia di MTOC riprende molto bene i temi centrali alla serie fin dal primo capitolo e crea qualcosa di nuovo e maturo, il tutto supportato da una regia che non sfigurerebbe nel campo cinematografico. Ho visto pochi giochi così concentrati su un tema, così padroni del simbolismo. Non mi ritengo un campanilista, tutto il contrario, ma sono rimasto entusiasta dell'attenzione che è stata riposta nel ricreare un pezzo di Sicilia, il doppiaggio dedicato in siciliano. Sono grato del successo che questo gioco ha avuto e spero che Hangar 13 possa dimostrare ancora di essere uno studio più che degno di stare sotto i riflettori.
7. Mafia: Sarò eretico, io ho iniziato la serie da Mafia III. Capitolo che io adoro alla follia e sul quale vorrei prima o poi tornare, il cui affetto ha spinto molto del mio hype attorno a The Old Country. In preparazione di quest'ultimo ho cercato di recuperare i capitoli mancanti della serie (missione quasi riuscita: mi manca ancora Mafia II). Sono partito dall'originale e non ho potuto non innamorarmi di un gioco che ancora adesso regge tantissimo, specie lato sceneggiatura, anche per questo titolo della lista abbiamo una scrittura veramente matura che fa le scarpe a tantissime produzioni più recenti. Una nota sulla Definitive Edition che ho giocato quest'anno e si situa un po' a metà tra top e flop: dopo aver recuperato l'originale, avevo certe aspettative riguardo al remake. Principalmente speravo che "completasse" un po' la visione dell'originale, che usasse la tecnologia di oggi per rendere ancora più immersiva l'esperienza originale. Questo anche perché Hangar 13 con Mafia III ha dimostrato, oltre alle abilità con la sceneggiatura, di saper creare delle città veramente vive e piene di dettagli. Non ho apprezzato diverse scelte fatte con questo remake. Dal punto di vista narrativo l'influenza della penna di Hangar 13 si vede, la sceneggiatura originale è stata arricchita senza sfociare in pesanti modifiche. I cambi che sono stati fatti sono tutti contestuali alla volontà di riempire certi spazi che le possibilità tecniche di un tempo hanno lasciato vacanti. Il rispetto per il materiale originale c'è e si vede e devo dire che una storia già al tempo bellissima è stata resa al meglio delle possibilità. Storco invece il naso sulle tante scelte lato gameplay. Di base non apprezzo né il gunplay né i comandi alla guida, curioso considerato quanto entrambi gli aspetti fossero perfetti in Mafia III. La cosa peggiore a mio avviso è la quantità di cambi fatti alle missioni dell'originale. Mafia eccelleva anche per il suo approccio un po' più "free form" (vedi gli ampi spazi dell'aeroporto della missione Omerta), mentre questo remake sembra restringere molto questa libertà (vedi la stessa missione di cui sopra, ma anche solo l'incipit con le possibilità scriptate per eliminare gli inseguitori). A mio parere un'occasione mancata.
8. Star Wars Outlaws: Il primo trailer per Outlaws mi aveva entusiasmato più di quanto mi aspettassi e mi è spiaciuto perdermi il D1, non solo perché avrei voluto vedere la prima visione per questo titolo. Ormai sappiamo che, dopo un pesante overhaul dovuto alle critiche iniziali, Outlaws non è comunque riuscito a imporsi come un campione di vendite e il futuro della serie è ormai siglato. Come sempre, spiace vedere un pubblico sfiduciato nei confronti di Ubisoft, più a ragione che a torto sia chiaro, ma assolutamente non intenzionato a cambiare opinione specie quando Ubisoft fa buoni passi in alcune direzioni, e il The lost Crown di cui sopra ne è un esempio. La formula open world qui trova una sua dimensione nel proporre i famosi "hives of scum an villainy" della serie di Star Wars: muoversi nel sottobosco criminale dei vari pianeti è quanto di più immersivo sia mai stato proposto per il franchise. In generale l'accento è spostato verso lo stealth, per quanto questo sia ancora legato a meccaniche superficiali da open world generico. Durante la quest principale non mancano alcuni momenti scriptati di grande impatto e trovo curioso che i trailer non abbiano mai mostrato questa parte del gioco.
9. Ghost of Yotei: Ghost of Tsushima è ad oggi uno dei miei giochi del cuore. L'annuncio di Ghost of Yotei e la macchina del marketing mi hanno trovato inaspettatamente freddo, un po' perché come dicevo poco sopra sono sempre preoccupato quando si tratta delle mie serie preferite, un po' perché ho trovato il materiale pubblicitario un po' troppo rado e per nulla chiaro su ciò che Yotei avrebbe proposto. Unico punto a favore: come speravo la storia di Jin è rimasta chiusa al primo capitolo. Ritornando al discorso di Citizen Sleeper 2: Yotei è diverso da Tsushima. Sicuramente è un capitolo con diversi aspetti di iterazione con il passato, ma i due capitoli secondo me puntano a obiettivi diversi: il titolo è molto più incentrato sul combattimento lasciando un po' da parte lo stealth. Quest'ultimo infatti è decisamente più semplificato, mentre il combat system ha avuto un overhaul non da poco, siamo di fronte a combattimenti più selvaggi, così come ci si aspetta che Atsu combatta dopotutto, con alcuni elementi di improvvisazione. La mappa è eccezionale e spinge ancora di più l'acceleratore sulle bellezze naturali presenti in game. Il nuovo sistema di progressione è molto più limitato di quanto sembri tanto dalle presentazioni del gioco quanto dalle prime ore in-game. Sulla narrazione ... ho bisogno di più tempo per capire veramente la portata della storia di Atsu. Anche in questo caso, è sciocco fare confronti diretti con Tsushima (e in realtà mi stupisco di non aver visto confronti con altre opere che trattano temi simili, vedi TLOU II), e Yotei non mi ha lasciato indifferente, soprattuto per via di quel finale.
10. Death Stranding Director's Cut: Avevo già giocato DS al D1 e ne ero uscito parzialmente deluso, principalmente dalla narrazione. Ho voluto riprenderlo da principio per fare esperienza anche delle aggiunte della Director's Cut in vista di DS2. Ho avuto modo di approfondire il gameplay, l'aspetto che più mi aveva convinto al primo giro. L'idea di conquistare uno spazio rimane ancora adesso affascinante, per quanto avrei voluto affrontare una sfida maggiore per poter sfruttare appieno tutti gli strumenti e le possibilità disponibili. Sulla narrazione rimango convinto su alcune mancanze lato storytelling, ma a questo giro, pur ricordando bene la storia del gioco, mi sono trovato molto più emotivamente coinvolto durante il finale, ho pianto come un vitellino e non me lo aspettavo. In cinque anni non è il gioco ad essere cambiato ovviamente, sono grato di aver avuto modo di rigiocarlo con un'altra prospettiva, chissà se più avanti nella mia vita questo e altri giochi assumeranno ancora più significati per me.
FLOP 5 2025
1. Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & The Envisioned Land: La serie di Atelier, e in generale Gust, ha saputo darmi tanto negli anni ed è per questo che ho seguito con crescente preoccupazione la piega delle ultime trilogie della serie. Non ho toccato Ryza per via di questa preoccupazione, ho giusto provicchiato il gacha l'anno scorso (ora chiuso, almeno in occidente). Sono arrivato a Yumia con tutti i miei buoni propositi e ne sono uscito ... non saprei neanche se dire deluso. La base in realtà è buona, il sistema di housing è carino, c'è la sensazione di esplorazione che il gioco dovrebbe invocare dato l'incipit. Il problema è la sfida non esistente, almeno al D1 quando lo giocai con la difficoltà massima possibile. Il combat system e il sistema di sintesi avrebbero tanto da offrire e approfondire, paradossalmente più si sfruttano i sistemi quindi più si gioca e più il gioco si sfalda, diventa facile a livelli ridicoli.
2. Borderlands 4: Anche qui, da fan della prima ora di Borderlands, attendevo con più ansia che hype questo capitolo. In questo caso le mie preoccupazioni hanno trovato più di una conferma. Dopo la fredda accoglienza nei confronti di Borderlands 3, Gearbox ha deciso di fare un dietrofront completo senza interrogarsi veramente su una propria visione per il brand, visione che ipotizzo avessero comunque abbozzato pensando alle svolte di trama del terzo capitolo. Si è quindi deciso in una sorta di reboot proposto come grande svolta per la serie, in primis per via della struttura open world. A mio avviso, il cambio non ha portato alcun beneficio al gioco, al contrario le conseguenze sono perlopiù negative: accuso una mancanza di cura nel level design, nei dettagli delle mappe, nella varietà dei biomi. Ho anche sofferto un po' per la varietà nelle armi, punto forte della serie, anche se ho apprezzato alcune new entry nelle tipologie di throwables. Altro tasto dolente, le classi: anche qui c'è sensazione di già visto e lo sviluppo dello skill tree pare troppo dispersivo rispetto al passato. Sulla narrazione, la scelta di un tono più serio eleva diverse secondarie, ma non va di pari passo con una evoluzione del racconto principale, assai banale e con un finale che non vale del tutto il prezzo del biglietto.
3. Gravel: La quota driving dell'anno, purtroppo mi ha abbastanza deluso. Al di là della ripetitività dei contenuti, il modello di guida non rispecchia quella che dovrebbe essere l'offerta di una esperienza di guida off-road. Giocandolo mi sono sparato tutto "Vera Baddie" di Anna per cercare di alzare un po' il tono.
4. Infinity Nikki: L'avevo inserito di straforo nella Top 2024, iniziato a giocare sotto D1, non facevo che consigliarlo come alternativa "cozy" ad altri gacha ow. Ci ho anche speso su qualche spiccio ogni tanto, veramente poca cosa, insomma lo stavo amando. Il fatto di avere un monopolio nei confronti di questa formula di gioco ha dato subito alla testa ai dev, rendendo il tutto presto poco amichevole nei confronti dei giocatori. A farmi desistere del tutto sono stati i problemi con il launcher su PC, non potendolo avviare per giorni ad un certo punto ho disinstallato e basta.
5. Tchia: Questo gioco ha un potenziale immenso secondo me inespresso se non addirittura sprecato. Sotto l'apparenza di un open world sull'impronta di Breath of the Wild si nasconde una serie di meccaniche davvero interessanti, in primis la possibilità di possedere animali e oggetti per sfruttarne le abilità. Come in Breath of the Wild, il mondo selvaggio di Tchia è pieno zeppo di scoperte da fare, peccato che questa base ricca di possibilità sia poco sfruttata tanto nella quest principale quanto nelle attività dell'open world, riducendosi alla fine a una semplice raccolta di collezionabili. Ed è un peccato perché a tratti sembra che ci sia tutta l'intenzione di proporre qualcosa di lontano dai gusti e dalle sensibilità del grande pubblico.