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Indie, crowdfunding e finanziamenti pubblici: la situazione del mercato dei videogiochi in Italia

Il mercato dei videogiochi è in continua crescita



Nel mondo il mercato dei videogiochi è in crescita da anni, e lo stesso vale per l'Italia. Il nostro paese, però, non sembra valorizzare appieno il potenziale di un settore che sta diventando veramente redditizio. I finanziamenti pubblici sono quasi inesistenti, e così i produttori di videogiochi sono costretti a sognare in piccolo. Sono recenti le notizie di finanziamenti in Germania e in Australia, e ne abbiamo parlato da poco anche qui su I Love Videogames. Come riporta AESVI nel suo studio annuale sul mondo videoludico, in Italia gli studi indie lavorano per la maggior parte grazie agli autofinanziamenti. Segue il supporto dei grandi publisher, poi iniziative di fundraising come il crowdfunding, e solo il 6% dei finanziamenti deriva dallo Stato o dalle banche.



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Mario+Rabbids Kingdom Battle è un progetto italiano sviluppato da Ubisoft Milano



Il bisogno eccessivo del Crowdfunding è sinonimo di mancanza di altro



Il crowdfunding è un'ottima pratica in sé, evidenzia il filantropismo e il buon cuore dei comuni cittadini che si sobbarcano le spese della produzione dei videogiochi più meritevoli. Ma, contemporaneamente, il suo uso eccessivo è sintomo del fatto che manchi qualcosa. Se le case di produzione di videogiochi sono costrette a trovare la maggior parte dei finanziamenti tramite raccolta fondi, significa che non c'è un sistema dietro che funzioni.



Quando lavori in un mercato milionario ma sei costretto a richiedere i fondi su Kickstarter, qualcosa non va



Per approfondire:
Calcio ed esports, ecco il 2020



Eppure addirittura il principale hobby italiano, il Calcio, si è accorto che forse forse i videogiochi non sono un passatempo da snobbare. Visti sia come fonte di guadagno che come rivali da temere, gli esports smuovono milioni, intesi sia come numero di fan che come dollari. La eSerieA inizierà il prossimo anno, e le società stanno investendo sui player di Fifa quanto sui calciatori (ok, forse un po' meno in termini numerici, ma è il concetto che conta).



Un mercato dei videogiochi, dicevamo, in costante crescita, che sta raggiungendo numeri importanti, ma non sembra che i produttori indie ne stiano beneficiando. L'Italia, d'altronde, è il paese in cui il maggior quotidiano del paese paragona 1917 a Fortnite



Abbiamo i finanziamenti che ci meritiamo, non quelli di cui abbiamo bisogno.



L'articolo Indie, crowdfunding e finanziamenti pubblici: la situazione del mercato dei videogiochi in Italia proviene da I Love Videogames – Notizie sui giochi per PC, Console e Mobile.

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11 febbraio 2020 alle 10:30

Condiviso da Capufra e un altro.Piace a 3 persone

 

L'Italia è il paese del vecchiume, e già da queste semplice frase, qualsiasi lamentela sul perché non succeda un cazzo in Italia, trova risposta.

 

@Garth Brown ma siamo noi a fare il paese e non viceversa. L'Italia siamo noi e non chi ci comanda e fa le regole. Il potere parte dal basso e da questo viene legittimato. Siamo noi che decidiamo se e cosa vogliamo cambiare. E se le cose non cambiano, beh, la responsabilità è anche nostra.

 

@gamercracy "ma siamo noi a fare il paese e non viceversa"

no, il paese lo fa chi è al Governo. Noi cittadini non abbiamo alcun potere decisionale in Italia e oltretutto l'Italia è un paese di codardi e gente che pensa al proprio orticello, anziché fare sommosse (stile Francia).

"L'Italia siamo noi e non chi ci comanda e fa le regole."

vallo a dire alla Mafia/Camorra/N'Drangheta, gente su libro paga, Salvini, Berlusconi, etc :).

 

@Garth Brown Mafia/Camorra/N'Drangheta non è il Governo ma sono merde (non persone) che hanno deciso di creare un parastato superpartes che sfrutta la forza dell'intimidazione (altre persone che si cagano addosso) per fare i cazzi loro. In Francia, tutti i casini promossi dal basso, dal popolo, sono sempre finiti con un Governo che si è abbassato le mutande ed è sceso a compromessi. Il problema è uno solo: è l'indifferenza e il menefreghismo. Nessuno si sente + italiano e lottare per un ideale è diventata questione da libri di scuola. Garth io credo che le cose che possano cambiare e sono convinto che gente come me e te ha la forza per farlo. Si inizia dalle piccole cose, come quella di promuovere un'iniziativa di Crowdfunding di un piccolo sviluppatore indie italiano che non ha la capacità economica di promuovere il suo videogioco. E noi lo aiutiamo, che cazzo ci costa. Noi crediamo in lui/lei, un fratello o una sorella ITALIANO/A con un sogno da realizzare. E noi lo aiutiamo farlo diventare realtà. In fondo anche questo vuole dire essere italiani.

 

La situazione in Italia é schifosa semplicemente perché i videogiochi sono ancor visti di malocchio e considerati merce da bambini. Magari quando moriranno le generazioni degli anni 30-40-50, forse qualcosa migliorerà, ma fino ad allora il videogioco in Italia sarà crocifisso.