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Addio a Ubisoft Italia

Ubisoft, gloriosa multinazionale operante dal lontano 1986, si sta dimostrando in grado di passare, nell'arco di un decennio, da publisher di riferimento per il mercato videoludico ad azienda in forte crisi identitaria ed economica.



Come si apprende da Wired Italia, Ubisoft ha deciso di chiudere la propria filiale in Italia, licenziando tutti i 14 dipendenti ancora operanti nella parte commerciale ed amministrativa. La scelta è il frutto di un lungo piano di tagli che la multinazionale sta operando da diversi mesi e che ha coinvolto anche altre sedi, tra cui quella polacca e belga, influenzata da decisioni strategiche altalenanti e progetti poco chiari e che ora potrebbero costare caro ad una società considerata, sino a pochi anni fa, un produttore tra i più brillanti del panorama videoludico.



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L'operazione di riorganizzazione aziendale non coinvolge, invece, Ubisoft Milano, studio noto per le recenti pubblicazioni di Mario + Rabbids Sparks of Hope e Just Dance, che rimane attivo sotto il controllo e la direzione della controllante francese e che non era legato necessariamente a Ubisoft Italia in quanto si propone anche di fornire supporto a publisher internazionali e team diversi.



Da Parigi è arrivata quindi una doccia gelata: la chiusura della filiale commerciale dimostra quanto Ubisoft stia soffrendo. Le azioni sono in calo da cinque anni ed i profitti sono lontani dall'epoca d'oro vissuta dalla multinazionale. La società deve necessariamente farsi i conti in tasca anche in virtù dell'ultimo saldo, ampiamente in rosso. Sulla scorta di una situazione già negativa, Ubisoft ha dovuto altresì rinviare l'uscita del gioco Skull & Bones all'inizio del 2023-2024.



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Ricordiamo che a settembre dello scorso anno, Tencent ha sborsato circa 300 milioni di euro per insediarsi nella compagnia Guillemot Brothers, acquistando il 49,9% delle quote in Guillemot Brothers e un 5% dei diritti di voto in Ubisoft.



Colpa, forse, dell'economia, della recente pandemia da Covid-19 ovvero di scelte strategiche e societarie errate, la speranza è che Ubisoft possa riprendersi economicamente e tornare a sfornare titoli degni di nota.



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17 marzo 2023 alle 13:30

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Non c'entra nulla la pandemia o altre cavolate: i giochi della Ubisoft sono stati negli ultimi anni davvero dei progetti che seguivano la corrente ed erano uno uguale all'altro.
La gente ha anche smesso di comprare quando ci si è accorti che quando Ubisoft metteva un video di gioco, erano pieni di script e non avrebbe mai rappresentato veramente il prodotto finale.
Pratiche scorrette, falsa pubblicità e deficit nella fantasia e nella scrittura hanno portato e persone ad allontanarsi da Ubisoft e hanno fatto tutti bene.

Se questa azienda non capisce che cosa ha sbagliato negli ultimi 10 anni, allora è giusto che fallisca.