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Myggdrasil

Ho deciso che me lo rigioco su Switch 2, magari alternandoli a qualcos'altro.
Devo dire che dopo Starfield trovo Skyrim un po' invecchiato nel modo in cui ti presenta la storia. Qui sei il classico personaggio a cui sembra che capitino tutte le avventure più fighe, mentre in Starfield sei solo una persona normale che cerca lavoro, e mi sembra che ci sia più enfasi sulla player agency.
Skyrim rimane un gioco ancora oggi sorprendente sotto tanti punti di vista, e la sua atmosfera è perfetta per Natale, a giocare sotto le copertine di lana alla luce dell'albero

Steto96

ha pubblicato un'immagine nell'album Year in Reviw 2025

Il mio 2025 Letterario si chiude con un bilancio molto positivo. Se sul mio anno videoludico mi posso ritenere soddisfatto, per la lettura è stato un anno assai profiquo. Al momento in cui scrivo sono a 89 letture e ho tutto il tempo per arrivare a cifra tonda entro la fine dell'anno, escludendo dal conto i (pochi) fumetti letti nell'anno. A incidere sulla qualità delle mie letture quest'anno c'è stato il mio ingresso in un gruppo di lettura nel quale mi trovo davvero bene e che è stato un po' l'ancora di salvezza in un periodo davvero buio.
La lista è in ordine puramente cronologico, trovate le copertine della esatta edizione che ho letto, se avete bisogno dell'ISBN chiedete e vi sarà dato:

1. Caccia allo Strega: Il discorso attorno al Premio Strega è ormai imperniato sempre sui soliti discorsi sull'amichettismo dell'organizzazione, quindi è stato davvero rinfrescante leggere un saggio che si concentri più sui libri stessi che sulle polemiche. Caccia allo Strega è un bellissimo lavoro di critica letteraria che parla anche delle nostre abitudini e dei nostri gusti in fatto di lettura e stile

2. Kairos: Sono sicuro di essere molto di parte con Kairos, ho un particolare interesse per la storia delle due Germanie e della Berlino divisa. La storia raccontata in Kairos è legata a doppio nodo con quella di Berlino Est, è la storia di un amore clandestino tra una giovanissima donna e un anziano scrittore, storia che poi diventa quella di una serie di soprusi. Mi ha affascinato anche lo stile, asciutto ma lirico, preciso e vago allo stesso tempo.

3. Orbital: Un libro di poesia camuffato da romanzo, un romanzo nel quale non succede nulla e in realtà succede di tutto. Orbital segue una giornata sulla ISS con gli astronauti alle prese con la vita anche se la vita in fondo è lontana, laggiù sulla Terra. La stazione spaziale si muove in orbita, a metà strada tra l'uomo e Dio, in qualche modo lontana dalla morte, ma non dal dolore.

4. Exhalation: Da anni avrei dovuto recuperare qualcosa di Ted Chiang, ma invece di partire con Stories of your Life ho letto prima questo Exhalation e ci ho trovato comunque tutto ciò per cui Chiang è diventato celebre: il raccontare la vita e l'umanità attaraverso la tecnologia come la migliore fantascienza deve fare.

5. La Grande Traversata: Negli scorsi anni ho cominciato ad approfondire la letteratura asiatica, ma devo dire che tra tutti i romanzi giapponesi, sono pochi quelli che mi hanno davvero convinto. La Grande Traversata segue la redazione di un dizionario della lingua giapponese attraverso gli anni e attraverso le relazioni che si creano e che cambiano nel corso del tempo, soprattutto il ruolo della lingua nelle nostre vite e gli sforzi nel cercare di riassumere la storia, la cultura, i rapporti umani in "poche" parole.

6. When the Clock Broke: Con Men, Conspiracists, and How America Cracked Up in the Early 1990s: Capisco che si tratta di un saggio e che, almeno per quanto ne so, sia uno dei pochi libri nella lista a non essere stato tradotto da noi, ma non posso non consigliare uno dei migliori saggi che io abbia mai letto. When the Clock Broke traccia, capitolo dopo capitolo, il percorso che ha portato al clima politico americano contemporaneo, e più precisamente all'ascesa di Trump nel 2020, anche senza nominarlo più di quelle che si possono contare sulle dita di una mano monca. John Ganz ha anche uno stile invidiabile, scorrevole e con punte di sottilissima ironia disseminate qua e là.

7. La Foresta Trabocca: Romanzo che ho letto ben prima di La Vegetariana di Han Kang, sono rimasto retroattivamente colpito dalle similitudini dal punto di vista della struttura e della simbologia. La moglie-musa di uno scrittore un giorno mangia semi destinati al suo acquario e lentamente si trasforma prima in pianta, poi in una intera selva "domestica". Il racconto è portato avanti attraverso il punto di vista di diversi personaggi che assistono alla metamorfosi, consapevoli di ciò che sta succedendo eppure in qualche modo indifferenti alla trasformazione della donna, una metafora dell'omertà attorno alla violenza domestica.

8. La Torre: Torniamo alla fantascienza con una serie di racconti tutti ambientati nella stessa Torre, un grattacielo babelico nel quale migliaia di vite si intrecciano inconsapevolmente. Come per Chiang, l'aspetto umano è il vero protagonista dei racconti, anche se in questo caso l'aspetto tecnologico è molto meno presente.

9. Solenoid: Mircea Cărtărescu è entrato di diritto nella lista dei miei autori preferiti in assoluto con un romanzo folle da tutti i punti di vista. Solenoide è il diario/flusso di coscienza di un professore di Bucarest, solitario, alienato, deluso dalla vita che sprofonda sempre di più in un'esistenza insensata, orribile e orrificante. E lo so che una descrizione del genere fa subito pensare a un "mattone polacco, minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo, copie vendute due" (l'unica verità è la parte sul mattone perché non parliamo di un tascabile), posso solo dire che Solenoide è un'opera che mi entusiasma anche solo quando entra nei miei pensieri, è un'opera che mi fa pensare a quanto sono fortunato a saper leggere.

10. Rituali: Due generazioni, padre e figlio, sconosciuti l'uno all'altro, alle prese con la stessa insoddisfazione, con la stessa paura della vita, entrambi costruttori di un sistema per mettersi al riparo da questa paura, una serie di rituali, quelli del titolo per l'appunto. A fare da ponte un protagonista che si definisce "assenza", un uomo che si trascina nel tempo vivendo alla giornata, contrapposizione incarnata tra i due personaggi che assieme a lui incontreremo tra le pagine di questo romanzo.

11. Tokyo Sympathy Tower: Riprendendo il discorso sulla letteratura giaponese, credo che gran parte dell'importazione di autori giapponesi, almeno per l'editoria più generalista, sia governata da uno stereotipo di romanzo giapponese che si alimenta da solo in un circolo vizioso di letture cosy, impermanenti. Tokyo Sympathy Tower è un volumetto piccolissimo ma denso, tutto incentrato sul concetto di crimine e pena: e se il criminale dovesse essere compreso e non punito? E se in Giappone sorgesse una torre, una prigione/utopia riservata solo ad essi?

12. The Vegetarian: Credo che la spinta che l'editoria dà a certe opere a seguito della vittoria di questo o quel premio aiuti a creare un certo senso di antipatia in alcuni lettori, come se gli autori che vengono riconosciuti da questa o quella giura non valessero davvero quanto il premio implica. Ci sono premi e premi ovviamente, ma il Nobel a Han Kang è a mio parere incontestabile. La Vegetariana è un romanzo impressionante e crudo. La protagonista del titolo è sempre l'oggetto della narrazione di qualcun altro, è sempre letta attraverso una lente che deforma ulteriormente una figura a sua volta deformata inesorabilmente da una malattia spirituale.

13. Autobiogrammatica: Quando mi chiedono cosa vorrei che mi venisse regalato alle varie feste, dico sempre che adoro essere sorpreso con libri anche presi "a naso". Adoro ricevere romanzi che magari non avrei mai preso in prima persona, e in questa lista ci sono moltissimi romanzi che mi sono stati donati durante l'anno (vedi Rituali e Kairos). Autobiogrammatica è una sorta di memoir, genere che in linea di massima mi ha sempre deluso, ma il racconto di Giartosio mi ha stupito per il suo costante, incessante gioco con la lingua, la scoperta continua delle possibilità del linguaggio e tra le righe, una vita.

14. The President's Room: Ogni casa del Paese ha la sua stanza del Presidente. Ogni famiglia la mantiene in vista della sua visita, anche se nessuno sa quando il Presidente visiterà la sua stanza, né cosa succede al suo interno. Soprattutto, nessuno ha mai visto il Presidente entrare nella sua stanza, o almeno questo è quello che sembra. Il romanzo, nella sua brevità, riesce a toccare tantissimi temi, tutti attraverso la lente della storia politica dei paesi sudamericani

15. Dissipatio H.G.: Vorrei leggere ancora di più solo per infilare più consigli di Myggdrasil nell'anno. Dissipatio H.G. va letto come la lettera di addio di Morselli, che difatti si suiciderà poco dopo aver scritto questo romanzo. Un uomo cerca di porre fine alla sua vita affogandosi in un laghetto sotterraneo. Ne riemerge come ultimo uomo rimasto sulla terra, quindi come unico rappresentante del genere umano con tutto ciò che ne consegue.

16. Human Acts: All'inizio di questa lista avrei voluto impormi di non includere più di un'opera per autore, poi mi sono reso conto che avrei fatto un disservizio tanto a Cărtărescu quanto ad Han Kang. Entrambi i romanzi di questa lista parlano di una sofferenza universale, ma Atti Umani impiega una cornice storica forse poco conosciuta all'occidentale medio, una delle tante pagine insaguinate della Storia contemporanea da approfondire.

17. Gli Incendiati: Grazie al circolo di lettura ho anche scoperto uno degli autori più interessanti del nostro paese, Antonio Moresco, constatando quanto egli sia poco conosciuto in Italia nonostante la sua produzione, da quanto ho potuto leggere quest'anno, sia di una potenza da non sottovalutare. Gli Incendiati è una corsa a perdifiato, è un incendio rabbioso, è un romanzo incazzato, allucinato e allucinante. Anche la lingua di Moresco è incazzata e rabbiosa, ma proprio per questo viva, vivissima.

18. I Love You, Call Me Back: Mi sono accorto solo ora compilando questa lista di aver letto pochissima poesia quest'anno, anzi ho letto solo questa raccolta, ma non la sto inserendo in lista solo per una qualche quota. I Love You, Call Me Back è un macigno che si posa sul tuo petto alla prima poesia e ci rimane dopo che hai chiuso il libro, è un macigno che parla di malattia, abbandono, solitudine e come il dolore occupi tutti gli spazi, il limine, le fessure che non facciamo abitare dalle piccole gioie della vita.

19. Nostalgia: sempre Cărtărescu, qua in una serie di racconti nei quali ho ritrovato tanti temi e tanti simboli già affrontati in Solenoide, o meglio, rispettando la cronologia, che saranno affrontati in Solenoide. Al di là dell'ottima prosa di Cărtărescu, mi ha stupito proprio come l'autore ritorni più volte su questi simboli senza però innescare un senso di già vista, anzi riformulando il tutto di volta in volta, sono insomma ricordi che acquistano un nuovo senso ogni volta che tornano alla memoria, ricontestualizzati o con nuovi elementi.

20. Beginners: Raymond Carver è uno dei miei autori più amati da quando lo conobbi al liceo per puro caso. Torno spesso sulle sue opere e le uso come misura della mia crescita, le affronto scoprendo di volta in volta come la vita, con il passare degli anni, mi abbia dato gli strumenti per capire e affrontare certe opere.

21. The Bee Sting: Sono amareggiato che Il Giorno dell'Ape abbia vinto contro Theodoros di Cărtărescu allo Strega Internazionale, ma dopo averlo letto non posso ignorarne la bontà. Si tratta di un romanzo caotico che si sposta tra i punti di vista dei quattro membri di una famiglia alla deriva, ognuno con una "voce" riconoscibile in un principio di flusso di coscienza, tra frasi accavallate, sintassi che si sfalda e punteggiatura che scompare, il tutto concorre con la narrazione a creare un senso di ansia costante e crescente attraverso il romanzo fino a un finale, un vero e proprio attacco di panico.

22. Centuria, Cento piccoli romanzi fiume: Penso da anni ormai che in arte siano i limiti a creare le espressioni più interessanti. Con Centuria, Manganelli si impone di creare romanzi che rientrino all'interno di un foglio da macchina da scrivere, componendo così più di cento romanzi/racconti/storie che esplorano altrettanti universi, stereotipi, mondi, concetti, pensieri. Un'opera di opere sperimentali, condensati di senso, brevissimi spazi che contengono profondità insondabili.

23. Le Cattive: La traduzione del titolo, ironicamente, descrive molto bene il cuore di questo romanzo autobiografico. Le Cattive sono le prostitute transessuali di Parco Sarmiento, per certi versi costrette a vivere all'interno di un mondo a parte, in cattività, eppure in qualche modo più libere di chi vive al di fuori di questo macrocosmo abitato da figure quasi leggendarie, ciascuna puttana con la sua storia. Ad entrare in questo mondo sarà anche un neonato abbandonato nel parco adottato dalle prostitute e cresciuto con loro.

24. Lamento Per Julia e altre storie: Prima del giro di boa di questo romanzo già piangevo il destino dell'autrice. Susan Taubes sarebbe potuta diventare una delle autrici più potenti del nostro tempo se solo non si fosse tolta la vita, e Lamento per Julia è testimone di una rabbia covata per secoli, la rabbia di essere donna. Di per sé Lamento per Julia è una storia che i classici come Madame Bovary e Effi Briest ci hanno già raccontato, qui raccontato da un narratore indefinito al punto da non potersi neanche definire da solo. Non si comprende né la natura né la portata di questa voce che a volte è spettro e a volte è presenza fisica, a volte è padrone, a volte schiavo, a volte consigliere, a volte inascoltato. La rabbia dell'autrice è evidente anche negli altri racconti inclusi nella raccolta, alcuni di essi in un apparente stato embrionale, forse ritrovati dopo la scomparsa dell'autrice. In tutti quanti è evidente il disagio di esistere, espresso in una forma così naturale attraverso il semplice linguaggio.

25. La più recondita memoria degli uomini: Un titolo altisonante per un libro che in fondo si merita il diritto di tirarsela un po'. Il romanzo segue la ricerca da parte di uno scrittore senegalese emigrato in Francia di un altro scrittore, nato decenni prima e autore di un romanzo diventato improvvisamente celebre nella Parigi a cavallo tra le due guerre e subito dopo sparito nel nulla. La ricerca di questo misterioso scrittore non è però (solo) il pretesto per riscostruire un mistero e raccontarne la storia, ma è l'innesco per un discorso sul colonialismo in tutte le sue forme, non solo culturale. Il fatto che abbia vinto il Goncourt nel 2021 è un tocco di ironia considerate certe sezioni del romanzo.

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Vorrei fare anche la classifica dei libri che mi sono piaciuti di più quest'anno, ma il 70% non c'è su Topster 3. La faccio domani vecchio stile, caricando le foto una a una

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Beh, eccoci invece con la lista dei giochi che mi hanno deluso.
Ci tengo a precisare una cosa: a parte un paio di casi questi giochi mi sono nel complesso piaciuti, ma li ho generalmente interpretati come occasioni mancate.

5) Dungeon Siege III: Che dolore. Non solo DS III non c'entra niente col predecessore, ma è anche il primo e per ora unico gioco di Obsidian che mi abbia costretto al drop. Si tratta di un gioco poco ispirato, debole in praticamente tutti gli aspetti, nonostante qualche idea interessante a livello narrativo. Però c'è da dire che lo sapevo già e non è che ci sia rimasto troppo male. Peccato che la serie sia finita così, meritava molto di meglio.

4) Diablo IV: Diablo IV è in realtà un bel gioco, lo sto giocando ancora adesso, ha una storia interessante, un gameplay loop divertente, fare le build è simpatico, eccetera, ma fallisce totalmente nella rappresentazione dell'open world. Questa mappa aperta si sposa male con lo spirito di Diablo, è piena di fetch quest, è piena di dungeon, piena di nemici, è... Troppo piena. Diablo funziona come gioco lineare, non come mondo aperto. Per questo dico che è un'occasione persa: poteva essere a mani basse uno dei capitoli migliori della serie, invece a causa di qualche errore di gestione rimane soltanto un bel gioco. Peccato.

3) Monster Hunter Rise: Non ho molto da dire. L'ho giocato un po', ma dopo un po' mi sono rotto i coglioni. Credo sia per colpa della grafica, che è veramente scialba, i colori di questo gioco sono spentissimi, e mentre ci giocavo mi è venuta la depressione acuta. Nell'anno di Metroid Prime 4, South of Midnight, Avowed e World of Warcraft l'estetica anonima di Monster Hunter Rise mi ha fatto cascare le balle per terra. Il gioco in sé non è male, ma piuttosto mi rimetto a giocare a Phantasy Star Online, senza offesa per i fan di Monster Hunter.

2) Dragon Age: The Veilguard: The Veilguard ha tante ottime idee, un bel combat system, delle mappe piacevoli da esplorare, degli snodi di trama fighi, la lore è trattata abbastanza bene, le quest dei compagni sono ben fatte, le ambientazioni sono pazzesche... Ma si perde in un bicchier d'acqua. Ci sono alcuni punti della trama che sono tagliati con l'accetta, alcuni personaggi sono inseriti tanto per, e in generale a tratti il gioco fa fatica a capire in che direzione vorrebbe andare con la sua storia. Nel complesso mi è piaciuto, ma a volte - spesso - ho avuto la sensazione di leggere più un canovaccio che non un'opera compiuta. Comunque per me è più bello di Inquisition, ma non ci vuole molto. Ha però dei momenti che mi sono proprio rimasti impressi. Con un po' di lavoro in più poteva essere una roba immensa.

1) Final Fantasy XVI: Final Fantasy XVI è uno dei giochi più importanti della mia vita. Mi ha cambiato da dentro. Mi ha fatto capire che forse ero stato troppo duro con altri giochi.
Ci sono giochi che escono male, tipo Redfall, ma li giochi e pensi che comunque una visione c'era, che ci hanno provato ed è andata male. E poi ci sono i giochi che nemmeno ci provano.
Final Fantasy XVI è formalmente "ben fatto", nel senso che ha una bella grafica, ma tutto il resto è fatto con pressapochismo. Dal gameplay - un guazzabuglio di action fatto male, rpg fatto male, esplorazione fatta male e fetch quest, tante fetch quest - fino alla trama, che getta dentro di tutto ma alla fine non sa nemmeno lei cosa vuole raccontare.
Gli sceneggiatori hanno provato a scopiazzare serie occidentali come The Witcher o Game of Thrones, dimenticandosi di essere giapponesi, e quindi inserendo dei personaggi che sono tutti o buoni buonissimi, o cattivi cattivissimi.
Le questioni politiche sono approfondite poco e niente - non basta un codex che ti fa il riassuntino - mentre i personaggi sono piatti come una sogliola. Alcuni sono davvero terribili.
Se avessi 16 anni sarei innamorato di Final Fantasy XVI. Penso che per apprezzare questo gioco ci sia bisogno di essere adolescenti. Se avete più di 16/17 anni e pensate che sia una storia ben scritta ho una brutta notizia per voi. Sì, probabilmente qualcuno si offenderà, no, non me ne frega niente. Final Fantasy XVI è merda che caga merda, per citare un vecchio adagio, ed è il contrario del maiale: di lui preferisco gettare via tutto.

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Cover Metroid Prime 4: Beyond - Nintendo Switch 2 Edition per Nintendo Switch 2

Il sequel di ReCore che non ci meritavamo

Vi ricordate ReCore? Si tratta di un gioco un po' vecchiotto uscito in esclusiva per Xbox One e PC, sviluppato da Armature Studio e Comcept sotto la direzione di Keiji Inafune - il creatore di Mega Man, fra le altre cose.
Non era esattamente un gioco perfetto, ma aveva un gameplay intripposo e divertente e trasmetteva bene la sensazione di esplorare un pianeta disabitato alla ricerca di risorse e in compagnia di robot con abilità specifiche.
ReCore prendeva molto spunto da Metroid Prime, ad esempio con una struttura vagamente simile a quella di un metroidvania o per l'utilizzo del lock on sui nemici, o per la presenza di quattro tipi di colpi diversi sulla stessa arma.
Ecco, appena sono arrivato nel deserto di Metroid Prime 4 ho capito: era il ReCore 2 che non vedremo mai.
Non c'entra troppo come gioco, la struttura classica di Metroid Prime è comunque presente, ma i vibe che ho avuto erano quelli, forse per tutta quella sabbia, non lo so.
Esplorare la mappa vuota con la moto, raccogliendo cristalli e completando piccoli dungeon opzionali è incredibilmente rilassante e divertente. Capisco chi non ha apprezzato questo aspetto, ma io l'ho trovato soddisfacente perché, ancora una volta, c'è un bel senso di progressione.
Metroid Prime 4 è anche uno dei giochi visivamente più impressionanti fra quelli giocati quest'anno. Su Switch 2 ha un frame rate granitico, in modalità portatile è bellissimo, le ambientazioni sono una migliore dell'altra. Insieme alle musiche questo è uno dei motivi per cui vale la pena giocare MP 4.
Se volete provare un gioco di questa serie ma non volete impegnarvi troppo è anche un ottimo punto di partenza. I puristi vi diranno di no, ma la verità è che MP 4 è solido, ha tanti bei momenti e in generale funziona molto bene. Se vi piacevano più i vecchi MP, col loro level design interconnesso e il senso di solitudine onnipresente, allora ci sta che non apprezziate questo nuovo gioco, ma se invece volete vedere cosa si può raccontare con l'universo narrativo di Metroid - cioè, se volete vedere Samus agire in gruppo in sequenze molto belle ed entusiasmanti - allora buttatevi senza indugio.
Ammetto di essere rimasto più che soddisfatto da questo gioco, tanto che penso lo ricomincerò quasi subito e proverò a fare il 100%.
Però è vero che è un po' troppo facilone e che a tratti la mappa aperta spezza il ritmo.
Il difetto più grande? Mi ha ricordato che non vedremo mai un seguito di ReCore...
Il fratm ingiustamente incarcerato...

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