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Zolla
Cover The Walking Dead: Season Two - A Telltale Games Series per PC

Una delle migliori avventure del 2012 (e di oggi)

Probabilmente non dovrei dilungarmi molto su questo titolo: una delle migliori avventure grafiche di sempre a mio parere e che ho giocato con colpevole ritardo.

Avventura grafica che non da molta importanza agli enigmi quanto ai legami tra i personaggi . E il legame tra i due protagonisti, Lee Everett e Clementine, è il cuore del gioco, con una crescita incredibile dei due e con un coinvolgimento emotivo che non vi lascerà indifferenti. Ma non c'è solo quello: ci troveremo di fronte a tante scelte morali per niente semplici, scelte che solo un contesto come quello di TWD ti porta a compiere. E che comporteranno conseguenze tangibili di episodio in episodio, ramificando molto la trama e portando a una rigiocabilità elevata.

Uso la parola episodio non a caso perchè è proprio così che è strutturato il gioco: questo si suddivide in 5 episodi, come se fosse una vera serie tv (all'inizio e alla fine di ognuno potremmo vedere rispettivamente cos'è successo negli episodi precedenti e uno sneak peek del successivo, proprio come un telefilm). Anche le molteplici inquadrature cinematografiche durante il gioco non lasciano indifferenti e coinvolgendo sempre di più il giocatore. Per non parlare della componente recitativa: il doppiaggio è ottimo, sia per i protagonisti che per i personaggi secondari.

Ma parlando del gameplay vero e proprio, The Walking Dead è, come già detto, una avventura grafica con prospettiva in terza persona, dove però Lee (il personaggio che potremo controllare) non è liberamente manovrabile se non in spazi e corridoi prefissati (un po' alla Syberia), dove potremo interagire con altri personaggi ed oggetti. Ma ci saranno parecchie situazioni concitate in cui occorrerà intervenire con prontezza per non rischiare di imbatterci in un game over, tra quick time events e fasi di shooting (ovviamente semplificate).

Tecnicamente il gioco non innova nulla (e direi che non lo fece nemmeno all'epoca) anche se va elogiato il cell shading che riesce a dare uno stile fumettoso all'opera mantenendo una certa qualità nelle espressioni facciali.

In parole povere, se vi piace il genere e, a maggior ragione, se vi piace TWD, questo è un gioco da non perdere che racconta in maniera eccellente una storia che vi toccherà nel profondo, con un'alta qualità recitativa e senza abbandonare gli stilemi propri dell'opera di Robert Kirkman.

Zolla

ha scritto una recensione su FAR: Lone Sails

Cover FAR: Lone Sails per PC

Odissea malinconica

Dopo The Room mi sono detto: ok, visto che quest'ultimo è durato meno del previsto, cerchiamo un altro gioco da affiancare a Borderlands.

Spulciando la libreria di Steam ho visto questo, titolo che avevo già iniziato a gennaio durante un viaggio in aereo più per passare il tempo che non per effettiva volontà di iniziarlo.
E infatti dopo quel volo non lo toccai più fino ad oggi, quando non solo ho terminato la run già iniziata ma ne ho iniziata e finita un'altra subito dopo. asd

La cosa che mi ha sempre colpito del gioco è lo stile artistico: il gioco fa affidamento ad una palette cromatica risicata, composta principalmente da una scala di grigi dove risalta però il rosso del vestito della protagonista, Lone.

E il grigio è forse il colore più adatto a rappresentare il contesto in cui Lone si troverà ad agire: un mondo dove, apparentemente, lei è l'unica sopravissuta dopo un non ben precisato disastro. Dopo l'ultimo saluto alla tomba di un personaggio imprecisato (probabilmente il padre ma il gioco non spiega nulla e lascia tutto all'immaginazione del giocatore), Lone sale su quello che è il co-protagonista della storia: un "vascello" a vapore dotato di ruote, che la dovrà portare lontano da quel posto in cui ormai non è rimasto più nulla.

Credo sia proprio qui che il gioco dà il "meglio" di sè: nonostante la linearità dello stesso - non c'è backtracking o altro, lo scopo è solo uno: avanzare con il proprio vascello - le spiegazioni e la UI sono praticamente nulle e all'inizio dovremo capire come far funzionare il mezzo.
Dovremo capire come alimentarlo, come avviarlo e come fermarlo e man mano che si prosegue si otterranno degli upgrade che "faciliteranno" il viaggio o comunque ci daranno più possibilità.

Ma non c'è solo questo. Dovremo anche mantenerlo in buono stato: il viaggio, per quanto lineare, non sarà privo di imprevisti. In particolare gli eventi atmosferici come temporali, grandine, neve ecc metteranno a dura prova il nostro vascello, costringendoci a ripararle le sue varie componenti. E tutto questo non fa che creare un'empatia sempre più grande con il veicolo a cui per forza di cose ci si affeziona.

Il gioco propone anche degli enigmi ambientali e a volte ci troveremo impossibilitati a proseguire e dovremo abbandonare temporaneamente il veicolo e proseguire a piedi per poter sbloccare il passaggio. Ma non troverete mai nulla di difficile o che è possibile sbagliare, riuscirete sempre a trovare la soluzione senza particolari difficoltà. Anzi le azioni da compiere sono poche e tutte ripetitive quindi non a tutti potrebbe piacere.

Altro merito va dato all'utilizzo della telecamera: in ogni momento potremo avvicinarla o allontanarla da Lone. Questo perchè spesso le inquadrature tendono ad essere abbastanza ampie (soprattutto quando siamo fuori dal veicolo) per darci la sensazione di quanto la protagonista sia piccola e sola di fronte alla grandezza e al vuoto delle ambientazioni che descrivono una civiltà ormai scomparsa quindi può capitare di avere la necessità di zoomare sulla protagonista anche per vedere oggetti interagibilio che altrimenti sarebbe difficile vedere.
Allo stesso tempo, quando siamo all'interno del veicolo, la telecamera tende ad avvicinarsi per poterci mostrare bene l'interno e capire dove c'è magari bisogno del nostro intervento e in questi casi può essere utile allontanarla per vedere a cosa stiamo andando incontro: magari stiamo viaggiando ad una velocità elevata e stiamo per imbatterci in un ostacolo che non è possibile sfondare oppure c'è uno spazio più ristretto e abbiamo bisogno di abbassare le vele per evitare di danneggiarle (in entrambi i casi danneggeremmo il vascello).

Breve menzione anche alla colonna sonora: i pezzi orchestrali che accompagnano l'avventura sono veramente poco invasivi, anzi partono principalmente in quei segmenti in cui stiamo viaggiando liberi in spazi aperti e possiamo goderci il viaggio.

TL;DR: come spesso accade con questi piccoli titoli, il contesto e lo stile artistico la fanno da padrone mettendo in secondo piano un gameplay poco profondo ma che comunque fa il suo dovere nell'economia di questo titolo. Sicuramente lo consiglio per chi ama brevi avventure caratterizzate da uno stile pregevole che, nonostante un gameplay molto basico e ripetitivo, alla fine ti lasciano un bellissimo ricordo.

Zolla

ha scritto una recensione su The Room

Cover The Room per PC

Puzzleception

Cercando un riempitivo tra una sessione a Borderlands 1 e l'altra, ho deciso di iniziare la serie con il primo capitolo (serie che non avevo mai toccato prima).

Serie che inizia con una lettere scritta da un (si presume) vecchio amico del protagonista tramite la quale lo invita a risolvere gli enigmi che difendono il contenuto di una cassaforte. Contenuto che non dovrebbe esistere e chiave di un grande potere.

Nonostante il contesto narrativo sia solo accennato tramite questa lettera iniziale e alcune altre lettere sbloccabili durante il gioco - che faranno un po' da diario del misterioso inventore della scatola raccontando vari momenti durante lo studio e la ricerca di ciò che è contenuto nella scatola -, riesce comunque a essere coinvolgente quanto basta per proseguire a risolvere tutte le prove a cui verremo sottoposti.

Prove che si palesano come strani marchingegni da aprire, anche grazie a un particolare monocolo che si ottiene a inizio gioco e con il quale possiamo svelare alcuni indizi ed enigmi altrimenti invisibili.
Ogni volta che apriremo una scatola ne troveremo un'altra più piccola ma più complessa, dando vita così a una sorta di matrioska di rompicapo da risolvere.

Sul lato tecnico non c'è molto da dire: gli ambienti sono limitati (saremo praticamente dentro una stanza per quasi l'intera durata del gioco) e il focus è sul marchingegno che ad ogni capitolo dovremo cercare di aprire. Oggetti che comunque sono resi molto bene anche tramite un sonoro che, nonostante privo di OST, riesce a immergerci nel contesto con ottimi suoni ambientali come una serratura che si apre o il click di un meccanismo finalmente sbloccato.

Se lo giocate su Steam Deck come me fate attenzione: per quanto il gioco sia segnato come verificato, sarebbe preferibile usare un mouse vero in quanto alcuni enigmi richiedono un po' di precisione nel cliccare alcuni punti.
Inoltre non ho visto opzioni in game per regolare la sensibilità del trackpad e se non si usano i tasti può risultare un po' frustrante.

Detto questo, nel complesso il gioco mi è piaciuto parecchio e non vedo l'ora di giocare i capitoli successivi. Mi aspettavo forse qualcosa di più in termini di longevità (Steam mi segna 4,4 ore ma credo di avercene messo meno perchè ho lasciato il gioco in stand by) e nella complessità di alcuni enigmi ma per i miei gusti ha svolto egregiamente il suo lavoro.

Zolla

ha scritto una recensione su Lost in Random

Cover Lost in Random per PC

Random rules!

Con Lost in Random, Zoink Games (studio svedese autore di Fe) ci porta in un mondo fiabesco e oscuro, il mondo di Alea, dove il destino di ogni cittadino è determinato da una regina crudele e dal lancio del suo oscuro dado.

Un tempo, i dadi erano una parte fondamentale della società: ogni cittadino era un dadomastro accompagnato dal proprio dado vivente con il quale prendevano le più disparate decisioni e partecipavano a tornei e giochi epici per la felicità di tutti.
Questo finchè la regina di cui sopra non bandì tutti i dadi, uccidendoli tutti in una guerra atroce, diventando la sola e unica persona a possedere un dado e diventando di fatto giudice supremo del destino della popolazione.
Nemmeno i bambini si salvano e, al compimento dei 12 anni, hanno la possibilità di tirare il dado della regina e finire in uno dei sei reami di cui è composta Alea (uno per ogni faccia ovviamente)
Ed è qui che parte la nostra storia, quando le due sorelle, Even e Odd, vengono separate al compimento dei 12 anni di quest’ultima, destinata a vivere a Sest’Incanto, l’ultimo dei 6 regni e il più ambito, dove vive anche la regina. Ma Even non vuole abbandonare la sorella e, insieme alla sua fionda e al piccolo dado vivente Dicey apparentemente sopravvissuto alla guerra, partirà alla ricerca di Odd attraversando tutti i regni di Alea e minando il potere della regina..

L'esperienza di gioco è costruita effettivamente attorno all'interazione tra Even e Dicey. Durante l’esplorazione, il gioco si rivela un adventure classico, con Even che si può muovere liberamente e interagire con oggetti e NPC e, dove non può arrivare o dove ci sono puzzle ambientali che non può risolvere da sola, può comandare Dicey per fargli raggiungere i punti di interesse utili per proseguire.
Ma sono i combattimenti la parte più originale del gioco, dove questa sinergia tra i due personaggi si fa ancora più forte.
Infatti Lost in Random offre un mix di generi tra deck builder e action: proseguendo nella trama principale, aiutando gli NPC con le loro side quest o accumulando denaro da spendere nell’apposito negozio (è veramente un negozio? Chi ha giocato capirà…) inizieremo ad accumulare delle carte per comporre il nostro mazzo che, grazie al potere di Dicey, permetteranno a Even di poter combattere contro le forze armate che la regina le manderà addosso.
Nel concreto, durante i combattimenti, Even potrà usare la fionda per colpire i cristalli che compariranno sui nemici che a loro volta rilasciano energia che Dicey può accumulare. Man mano che l’energia viene raccolta da Dicey, la mano di carte di Even inizia a formarsi e, una volta raggiunto il limite, Dicey sarà pronto per essere lanciato. Il lancio freezerà il tempo lasciando a Even il tempo di scegliere con calma quali carte utilizzare (spendendo i punti del lancio del dado) per far comparire armi, scudi, buff, cure, bombe ecc. Una volta giocate le carte, il tempo riprenderà a scorrere e potremo riprendere il classico combattimento action. Ovviamente, perfettamente in tema con il gioco, il lancio del dado potrebbe non darci i punti necessari per giocare le carte che ci interessano, dovevo aspettare così di accumulare nuovamente l'energia per un nuovo lancio. Il caso regna sempre.
Purtroppo però la difficoltà esigua e il limitato numero di carte (ce ne sono 34 nel gioco e il mazzo ne può contenere 15) non porta il giocatore a sperimentare troppo. Basta avere almeno una carta che arreca danno per poter proseguire senza problemi.
Le boss fight poi non spiccano per originalità, a parte una (che comunque non è così originale ma prova a fare qualcosa di diverso).

Ma non c'è solo gameplay: attorno ad esso è stato costruito un immaginario ben fatto a mio parere. Il gioco racconta una fiaba dalle tinte molto cupe, dove ogni regno è caratterizzato benissimo e dove l’estetica delle ambientazioni e degli npc ricorda da molto vicino i lavori di Tim Burton e in particolare The Nightmare Before Christmas. L’unica pecca forse è la ripetitività dei modelli degli npc ( e anche dei nemici) che per un gioco del genere è un difetto che può essere soprasseduto.

Lost in Random riesce a fondere abilmente meccaniche di gioco in maniera innovativa e offre una narrazione abbastanza avvincente (che però fa sentire un po’ di stanchezza sul finale), offrendo un’esperienza coinvolgente, grazie anche al suo stile artistico originale.

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